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venerdì 22 dicembre 2023

SOLSTIZIO D'INVERNO 2023: TRA ANTICHI ARTEFATTI E ONESTE NOVITA'.


Il Solstizio d'Inverno riveste un particolare significato nel contesto del simbolismo legato al mondo dell'esoterismo iniziatico, ben rappresentando - attraverso le dinamiche connesse al momento in cui i semi, posti al riparo nel profondo delle zolle dei terreni, sono protetti dalle intemperie al tiepido riparo offerto dalla Madre Terra - un momento molto significativo e importante: l'avvio del processo di risveglio, di quel 'risveglio' che in Primavera troverà il momento della sua fondamentale accelerazione per poi esplodere in Estate, dopo una corretta semina. 

Come a molti è ben noto, la Massoneria Italiana affronta da tempo momenti densi di un travaglio che la sta scavando in profondità, sovente con crudezza, mettendone in discussione assetti interni e, in particolare, la stessa sua esatta dimensione e collocazione storico-temporale e sociale: a un punto tale che, ad avviso di chi scrive, essa - così com'è declinata - poco o nulla ha ormai a che fare con idealità eccellenti - e quindi possibilmente accattivanti e appaganti nella società contemporanea -, con antiche connotazioni storiografiche, con approfondimenti d'ordine esoterico, simbolico e quindi filosofico, etico e morale.         

Ma, nel tempo, studi alimentati da quel dubbio che è vettore certo nella spinta a interrogarsi, ricercare e approfondire, non fermandosi alla sola esteriorità (spesso segnata da testi che - in una progressione malevola - continuano a riportare nel tempo refrain ormai ricchi della polvere stantia del tempo oltre che di errori importanti) ma entrando nel particolare, scavando e soprattutto compiendo un'analisi approfondita di ciò che fino a pochi anni fa costituiva un mantra che, indiscutibile e inscalfibile, veniva accettato a scatola chiusa, senza discutere, pur di poter far parte di un sodalizio tanto importante. 

Una ricerca appassionata e rigorosa, dalla quale sono emerse anomalie  e incongruenze che ad oggi una e una sola comunità iniziatica in Italia, e fors'anche fuori da questa, ha avuto il coraggio di aver scandagliato, scavato, vagliato, andando a fondo e traendo conclusioni puntuali e solide, inattaccabili, peraltro esternate in contesti pubblici e quindi ufficiali. Anche se abbiamo preso atto che sovente la Verità è scomoda persino da valutare, figuriamoci da accettare, specie in contesti di tipo routinario, dove abitudini e consuetudini hanno preso il posto della passione, dell'autentica filantropia, del vero Amore Universale e - in particolare - del senso della comunità.    

Coraggio, dicevamo: ma non solo

Quella che è in noi - e solo per noi che l'amiamo profondamente -e che amiamo ciò che - solo per noi -  è la consapevolezza radicata nei concetti riposti in quella che abbiamo identificato per primi - ma anche unici - e che abbiamo indicato essere la Massoneria delle Antiche Pietre (termine che si riconduce alle testimonianze, all'eredità, alle tracce feconde, lasciate sulla pietra lavorata e attraverso la pietra e le città di pietre. Per meglio intenderci, e per ricondurci a epoche più prossime, quella che trova la sua più corretta collocazione nelle attività libero-muratorie e corporative certamente antecedenti il 1715, nonchè nella più che cospicua Tradizione delle Scuole di Pensiero e di Azione di tutto ciò che complessivamente può ricondursi alla saldezza della Schola Italica, e di tutti i Liberi Pensatori che in Italia hanno operato, facendo scuola nel mondo intero), ed è soprattutto la forza e la storica quanto apprezzata statura d'ordine storico, filosofico, iniziatico ed esoterico, originata dall'essere tradizionalmente la più antica Comunità Iniziatica Italiana ad essere stata operativa e riconosciuta internazionalmente grazie al patrimonio materiale e spirituale ereditato - in particolare grazie all'opera storica di Saverio Fera: incardinata, questa, nella data-discrimine del 1908.  

Parliamo dell'autentica, unica, originaria,  Comunione Italiana della Storia della Massoneria Italiana: quella determinatasi nell'esilio di Ponza, allorché il GM del Grande Oriente d'Italia Domizio Torrigiani cedette il proprio maglietto nelle mani del GM Placido Martini, della Comunione di Piazza del Gesù, dando luogo all'unione delle due fin lì distinte componenti.      

La nostra attività di ricerca, revisione storica e riclassificazione non vuol dire 'rinnegare' il passato (così facendo avremmo negato noi stessi e tutte le nostre esprerienze, un passato che - anche se poi messo a nudo e quindi analizzato e assoggettato a critica - pur ha avuto le sue valenze positive, ma equivale a una solenne presa di coscienza di una realtà che indubbiamente è forte di altri e ben documentati presupposti e quindi di altre cospicue carature, mantenendo ferma la valenza di Alti Valori e di Nobili Tradizioni: tali da non risultare non contaminati, non manipolati, non alterati, non funzionali a una qualche utilità altrui. In poche parole, non possiamo dire che qualcuno o qualcosa ci abbia amabilmente presi in giro da centinaia di anni a questa parte, ma possiamo dire - e con ragione - che qualcuno o qualcosa ci ha passato per autentiche delle verità relative, spacciandole per assolute.

In questo quadro d'ordine generale, si sono inserite le mille fibrillazioni della società italiana, presa nelle spire di una metamorfosi innaturale, indotta e accelerata fino a sfiancarla, nel cui contesto - tra ammiccamenti, promesse e incitamenti - si fa di tutto per sabotare, smantellare e cancellare quanto esistente, sostenendo con accorte e caramellose affabulazioni che 'ciò che verrà' sarà molto più 'bello e intenso' fruibile e godibile. E queste fibrillazioni sono molto pesanti da sopportare, includendo soprattutto la costante degenerescenza di costumi e parametri di riferimento, cui assistiamo quotidianamente.

Proprio la quotidianità ci ha offerto spunti di riflessione circa il modo migliore di dare un senso alla nostra umana valenza e al modo migliore per porgerci in questi giorni particolari e pregni di significati e Tradizioni: riflessione dai significati scevri da fronzoli, sfrondati di orpelli e inutili sovrastrutture.  

Ecco allora la decisione 'rivoluzionaria' di oggi: porre in evidenza un gesto che è resipiscenza e riventicazione di autenticità e di unicità, dando adeguato spazio a una nostra Carissima Sorella per lanciare il rituale messaggio in occasione di questo Solstizio d'Inverno: una Donna, giovane testimone del proprio tempo e anche simbolo muratorìo di una frequentazione che per più di dodici generazioni - con mille alibi e pretestuosità - è stata additata come 'irregolare', 'spuria', 'irritualee addirittura 'viziata e contaminante', ma che invece - specie energeticamente - è assolutamente complementare a quella dei Fratelli. 

Tutti impegnati - quale autentica e armoniosa comunità - nel compimento della Grande Opera, a seconda di quei livelli energetici esclusivamente collegati al merito e al progresso della cultura iniziatica di ciascuno possa essere titolare. 

Ecco quindi, il tracciato di Monika, indirizzato a tutti indistintamente i suoi Fratelli - esistendo la Fratellanza e non la Sorellanza, vigente solo ed esclusivamente nelle comunità esclusivamente femminili -, d'ogni ordine e grado, ovunque essi operino: senza differenza  alcuna, a qualunque latitudine, indifferentemente dal colore delle loro carnagioni e dalla loro personale fede religiosa, o di altro.  

Un messaggio e un'affettuosità fraterna indirizzati a tutti, senza distinguo, senza 'se' e senza 'ma': se è vero che crediamo alla universalità dei nostri Ideali di base, piuttosto che non alle 'regolette' costruite da chi si rivolge solo a 'iscritti' e 'sudditi' passivi.  

Nel segno di quell'Arte della Pietra Libera che deve ritrovare la sua originaria semplicità, i suoi grandi e perenni, altissimi Valori. Ed è proprio questo che è da sempre il nostro impegno solenne, storicamente esemplare.

Buona lettura e sereno, operoso, Solstizio d'Inverno. Che sia un giorno di festoso impegno. Nel segno di una forte, attesa, intensa, cercata, voluta e alfine conseguita r i n a s c i t a.

Roma, 22-12-2023, in onore del nostro Santo Protettore, San Giovanni Evangelista.

Giuseppe Bellantonio

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“ Magnifico risplendi tu.

Sull’orizzonte del cielo, Tu sole vivente.

Che determini la vita!

Tu sorgi dall’orizzonte d’oriente.

E colmi ogni terra della tua bellezza.

Magnifico, grande e raggiante, alto sopra tutti i paesi della terra.”

(Inno al Sole di Akhenaton)

 Ho voluto iniziare questa Tavola Architettonica sul Solstizio d'Inverno con una strofa dell'Inno al Sole di Akhenaton, che inneggia alla divinità dell'astro per richiamarvi su questo particolare momento della ritualità massonica: il fine, cercare di capire i profondi significati simbolici che l'Astro oggi acquista in una società disattesa da altri interessi per così dare importanza all'alternarsi ciclico del giorno e della notte, dei mesi e delle stagioni.

Per i Massoni non è così, perché essi, osservano la meccanica celeste, ascoltano i richiami della trascendenza cosmica e dell'immanenza terrena, ambedue misteriosamente amalgamati nell'animo umano.

Noi tutti siamo consapevoli dell'evento astronomico che si manifesta due volte l'anno, e ogni sei mesi la muratorìa di Rito Scozzese festeggia in particolare il simbolismo zodiacale con i solstizi d'estate e d'inverno.

Con il Solstizio d’Inverno si celebra il giorno più corto dell’anno, quello in cui le ore di luce sono nettamente inferiori alle ore di buio.

Per i cultori dell'esoterismo è un’alchimia di mistero e tradizione, il momento del passaggio del Sole attraverso la Porta degli Dei, una sorta di Natale laico, simbolo di una ripartenza spirituale e segno della sconfitta del male da parte del ‘Sol Invictus’.  In fondo alle tenebre, è il messaggio delle tavole celesti, c’è ancora la Luce. La festa e’ dedicata a San Giovanni Evangelista, che simboleggia la faccia di Giano che è rivolta verso l’aurora e testimonia la forza della parola; quella del solstizio d’estate (24 giugno) è invece dedicata a san Giovanni Battista di Gerusalemme.

In un antico rituale massonico si legge: “Il Sole, simbolo visibile dello spirito, si e’ ritratto nelle caverne del settentrione.

Le giornate si sono accorciate ed allungate le notti.

Il dolore è nelle nostre anime perché il Sole è calore, vita, luce.

Noi fratelli ravvisiamo in questa rituale morte del Sole una fase della perenne lotta tra il bene e il male. Ma il nostro dolore è temperato dalla certezza che il Sole, dopo la sua discesa agli Inferi, risalirà allo zenith della nostra coscienza”.

Il solstizio d’inverno simboleggia dunque l’ingresso alla caverna, la transizione dal buio alla luce, dalla morte alla rinascita a differenza di quello estivo (24 giugno) che rappresenta l’uscita dalla caverna cosmica.

Appartiene, in forme diverse, alla spiritualità di tutte le religioni del mondo.

Queste ricorrenze infatti affondano le proprie radici nella notte dei tempi: per molte società antiche, al di là del Medio Evo, al di là del Cristianesimo, il simbolismo solare rappresentava lo spirito della Luce Spirituale sorgente delle Tenebre. Dunque Sole non solo come fonte di luce del mondo, luce essenziale che dà calore ed energia e che nutre la vita, ma anche come forza divina onniveggente dalla quale nessuno può nascondersi.

 L'Astro come ordinatore del mondo e del ritmo del tempo che si era personificato in Shamash, Elio, Apollo, Surya e Savitri, e anche Atron, Osiride e Mitria l'invincibile Dio del Sole.

Ma quale significato o rilevanza esoterica e spirituale discende dai riti solstiziali? Essi assumono in genere un significato di “trasformazione”, “rinnovamento” e “rinascita”.

All'estate si associa la luce, la bellezza, il caldo, la crescita, l’abbondanza, la giovinezza, la forza. All'inverno esattamente l'opposto: freddo, tristezza, decadenza, vecchiaia e oscurità.

Eppure, anche se il cammino del ciclo annuale inizia col solstizio d'estate, quello d'inverno, punto finale della fase discendente costituisce altresì l'inizio della nuova ascesa.

Sembra un paradosso, spiegabile unicamente con l'empirica constatazione che tutto ciò che raggiunge il suo massimo è destinato a precipitare, mentre quello che è al suo minimo può aspirare all'ascesa, alla crescita, anzi le rende possibili permettendo la rigenerazione a partire dalle energie nascoste.

Un parallelismo può essere fatto con la vita interiore, che appare governata dallo stesso simbolismo: il sole è luce uguale a mente, intelletto, e “illuminazione”: conoscenza e coscienza che però affondano le proprie radici nell'oscurità dell'inconscio, nutrendosi degli antichissimi contenuti ivi conservati e rigenerandosi a quella fonte.

Abbiamo accennato che le civiltà solari hanno prosperato e generato rituali essoterici in tutto il globo terracqueo: egiziani, babilonesi, greci, messicani, peruviani e via dicendo.

Ed il per la virtù di questo simbolismo astronomico che in occidente il simbolismo delle porte solstiziali esisteva, oltre che presso i greci anche presso i latini: questi ultimi legavano i solstizi al simbolismo di Giano (dio dell'iniziazione del passaggio, della soglia) che apre e chiude non solo le porte del ciclo annuale, ma anche quelle dei “grandi misteri” e dei “piccolo misteri”.

E tutti sanno che Giano era il dio delle corporazioni degli artigiani o “Collegia fabrorum”, che celebravano in suo onore le feste solstiziali d'inverno e d'estate. In seguito, quest'uso si conservò anche nelle corporazioni dei costruttori, fondendosi però - con l’avvento del cristianesimo - con quelle di San Giovanni: il San Giovanni d’Inverno e il San Giovanni d’Estate.

Da qui deriva il termine “Loggia di San Giovanni”, conservatosi fin nella Massoneria moderna, mediato da un significativo adattamento dei simboli precristiani, talvolta misconosciuto e male interpretato dai moderni.

I due Giovanni, il Battista e l'Evangelista, sono - loro malgrado - gli inconsapevoli patroni della Massoneria: il primo precursore e annunciatore, il secondo Apostolo e prediletto di Cristo: offrirono entrambi il precetto e l'esempio più puro di carità, solidarietà e tolleranza: precetti alla base della filosofia massonica.

Da quanto vi ho sinteticamente illustrato si può dedurre che l'esaltazione e la rinascita dell'astro del giorno non potevano non essere le principali feste dei Figli della VERA LUCE. Feste, ricorrenze, che si perpetuano nel tempo fino ad essere adottate dalla Massoneria moderna perché la Fratellanza Universale realizza - col Sole - filosofia, religione, e nell'Astro vede la specularità e la saldezza Istituzione. Astro del mondo che, illuminando i Fratelli con la Luce della verità, dissolve le tenebre accumulate dall’ignoranza, dall'ipocrisia e dall'ambizione.

Tracciato da Monik per il Solstizio d’Inverno, 22 Dicembre 2023

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mercoledì 20 settembre 2023

EQUINOZIO D'AUTUNNO 2023

EQUINOZIO D'AUTUNNO 2023 - XX SETTEMBRE

Il 23 Settembre, alle prime ore del mattino, si ‘apre’ la finestra astronomica dell’Equinozio d’Autunno, conducendoci nella stagione autunnale.                                                 

Una cadenza della Natura che per i più coincide con il mutare della stagione – e quindi di ciò che visibilmente ci circonda - ma che, per ‘noi’, equivale a un profondo coinvolgimento dei sensi, in stretta sintonia con le rinnovate vibrazioni della Natura. Un autunno in cui il ritmo più vivace dell’estate cede il passo alla maggiore quiete, quasi seguendo il ritmo dei raccolti, il passo lento e metodico dei contadini e degli agricoltori, impegnati a vivere e festeggiare l’abbondanza di messi e raccolti.

Certamente, un momento di cambiamento che ‘noi’ viviamo con una maggiore intensità delle nostre energie, tese a sottolineare il rinnovamento vitale che si svolge a livello spirituale; possiamo dire che ‘equinozi’ e ‘solstizi’ rappresentano momenti di vivace spinta energetica, tale da offrire nuove energie al nostro spirito, alla nostra mente, al nostro cuore: un ‘potenziometro’ impossibile da ignorare e da utilizzare, anzi, per affinare noi stessi e il nostro rapporto con tutto ciò che ci circonda.

Momento di raccolta e quindi di bilanci, di verifiche; momento di quiete e di programmazione, pronti a selezionare le giuste sementi da conficcare in profondità tra le zolle smosse: quelle dalle quali nasceranno esili fili verdi, esili arbusti, che poi diverranno messi, piante, alberi forti.  

Proprio oggi e nei prossimi giorni, in più luoghi, dei nostri Fratelli hanno reso solennità alla data del XX Settembre: una data ‘spartiacque’ certamente significativa per i valori risorgimentali, ma che – purtroppo – in molti contesti viene vissuta in modo erroneo e persino nettamente conflittuale con i nostri Valori più autentici.             

Vero è che in questa data del lontano 1870, attraverso il varco aperto nelle mura difese da soldataglie papali, irruppero le truppe dei Savoia (ma anche di altre formazioni di ‘volontari’, non solo italiani) – coloro che il  17 Marzo 1861 avevano dichiarato l'avvenuta costituzione del Regno d’Italia -, ma anche i volontari garibaldini che numerosissimi contribuirono alle sorti di quel conflitto iniziatosi con la conquista del Regno delle Due Sicilie: una conquista che, tra gli studiosi, è ancora sotto la lente d’ingrandimento della storia. Ma è anche vero che – fortunatamente non da parte di tutti - si continua a dare a questa ricorrenza una forte connotazione laicista e anticlericale, a tratti segnatamente antipapale e anticattolica, mantenendo così posizioni di netta retroguardia e di anti-storicità, tipiche di quella vecchia massoneria intrisa e quindi contigua alle devianze della Carboneria e di quel socialismo – di fatto già anticamera del più nefasto comunismo – già prodromico al perseguimento di quel globalismo la cui realizzazione fu ben studiata a tavolino, oltralpe e oltremanica.

Pertanto, se l'Equinozio d’Autunno è all’insegna del rinnovamento, i veri Iniziati, coloro che proprio in nome del Rinnovamento, all’insegna di Valori, di Tradizioni, e di Antichi Ideali, devono guardare – così come effettivamente già guardano - a un Rinascimento dell’Arte Reale, concentrati nello scrutare oltre l’angusto orizzonte dell’immanente: nel segno di quella fulgida tradizione che nella Schola Pitagorica di Crotone, nella Schola Italica per eccellenza, trovano tuttora concrete radici, tanto esoteriche che simboliche, sviluppatesi in ogni secolo tramite l'apporto di menti fulgide, illuminate, italiane.

Roma, 20 Settembre 2023                  Giuseppe Bellantonio

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mercoledì 8 marzo 2023

8 MARZO E LE DONNE IN MASSONERIA


 Dedicato alle Donne 

che operano in ambito massonico

Le Sorelle, in Massoneria, specie al Grado di Maestro, seguono in genere un'impropria "Leggenda di Hiram": in realtà, impossibile da declinare al femminile.

Un elemento, questo, circa il quale le Sorelle stesse non hanno focalizzato la giusta attenzione, proponendosi delle soluzioni tali da soddisfare nel modo migliore i requisiti celebrativi interni.  

Le Sorelle a noi prossime, e come tali amate e rispettate con animo fraterno, seguono invece una propria particolare ritualità di "studio e approfondimento", incentrata proprio sulla reale, concreta, eccellente e luminosa figura di Ipazia di Alessandria.  Una Donna che pagò con la vita le proprie idee, il suo livello culturale, le proprie capacità anche interiori, le invidie suscitate in chi non era adeguato al suo livello di Conoscenza e Saggezza.

In tal modo, esse sentono più vicini a loro non solo gli Ideali e le Tradizioni di reale valore, ma percepiscono con forza le energie che questa Figura femminile ancora sprigiona. Oserei dire "sprigiona con maggiore intensità", considerando che in Italia fosse pressoché sconosciuta o poco conosciuta. 

Fu proprio la ""Comunione di Piazza del Gesù"", una diecina di anni fa, a studiarne le peculiarità iniziatiche, approfondendo la tematica e rilevando gli alti ed affatto superficiali contenuti simbolici ed esoterici di questa Donna illuminata: oggi persino mitizzata da chi ne possa studiare in modo frettoloso e superficiale, ma che certamente è vero mito di eccezionalità e capacità.

Quando alcuni anni fa - assistiti, specie per la parte informatica, dal Car.mo Fr. Vincenzo Rizzuto  - demmo vita al periodico ""Panta Rhei"", poco dopo elaborammo anche un periodico declinato soprattutto al femminile, dedicandolo proprio a """Ipazia""".

Mi fa piacere rivolgermi con questa nota a tutte le Sorelle, iniziate, in questo particolare giorno che celebra - non certo 'festeggia' - la Figura della Donna con particolare e significativa attenzione.

Giuseppe Bellantonio

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martedì 9 agosto 2022

DELLA 'GIUSTIZIA MASSONICA'.

Sovente, è ricorrente il tema della 'Giustizia Massonica', specie là dove possano essersi determinati contrasti ovvero violazioni di un qualche rilievo alle norme disciplinari, all'interno anche di una sola, semplice Loggia.

Innanzi tutto, cosa deve intendersi con questo termine? È l'insieme delle disposizioni (d'ordine generale - a prescindere dalla singola entità organizzata, di solito emanate da un organismo centrale di riferimento - e d'ordine particolare - ossia riferite a ogni singola entità, Loggia o Gran Loggia che possa essere) che regolano sotto l'aspetto disciplinare-valutativo-repressivo l'azione e la tenuta di ogni Fratello nell'ambito della propria Loggia d'appartenenza, oppure della Grande Loggia cui la Loggia stessa possa fare vertice. 

Ovviamente, nel contesto degli organismi nati dopo la riforma del 1717 (nascita della c.d. 'Massoneria Speculativa' ovvero 'moderna') ciò che era valido in una Loggia si riverberava nella eventuale (nonché nuovo soggetto di riferimento socio-politico) Grande Loggia cui si aderiva. Prima di questa data le Logge operavano in piena autonomia e sovranità, indipendenza e discrezionalità: pur se i rapporti tra Logge erano frequenti e improntati a sentimenti di sentita e costruttiva fraternità.

La 'Giustizia Massonica' prevede delle classi di responsabilità, di 'colpa': dalle leggere alle gravi, con una scalettatura di reprimende, fino all'espulsione (ancor peggio se accompagnata da un dispositivo/rituale di 'Bruciatura tra le Colonne'; atto severissimo e gravissimo, quest'ultimo, che equivale a una condanna, consumata tra le fiamme, in un rogo, e quindi non solo 'definitiva', ma di per sé distruttiva/inceneritrice del condannato, cui sono dirette espressioni non certo simboliche né tantomeno benevolenti). Esiste quindi la formulazione di un'accusa (sempre formale, definita Tavola d'Accusa, con la citazione di fatti, prove e testimonianze); una obbligatoria quanto formale    notificazione all’accusato delle colpe attribuitegli con l'indicazione di data e luogo dell'avvio del relativo procedimento; lo speculare diritto di difesa riconosciuto allo stesso (che potrà esercitarlo per il tramite di un altro proprio Fratello, designato quale suo difensore. Alcune comunità - evidentemente più 'avanzate' - a fronte di accuse gravi o gravissime, peraltro articolate, prevedono che l'accusato possa anche farsi assistere da un legale esterno, 'profano', per meglio sostenere le proprie ragioni. E’ evidente che l’accusato possa produrre prove, testi e memorie a propria difesa, in un contesto dove è comunque previsto il contraddittorio). Nella formulazione di accuse, non è consentito l'anonimato: ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità.

Quanto precede per dare la giusta cornice al tema. Può sorgere un problema, ossia una conflittualità tra le norme 'interne' di una Loggia o Gran Loggia e quelle 'esterne' così come previste dalle norme di Legge – quelle ‘profane ‘- in vigore? Vediamo meglio. 

Le norme di Giustizia Massonica sono interne e suscettibili di un sistema probatorio il cui impianto è diverso dal contesto esterno, nonché sostenute da livelli testimoniali - specie a difesa dell'imputato - che possono basarsi su elementi di natura e sensibilità diversa: non di rado, la 'Giustizia Massonica' si pronuncia in modo più 'garantista' riconoscendo all'imputato attenuanti o salvaguardie che il sistema giudiziario profano non prevede né riconosce (prediligendosi tuttora una visione che tende ad accusare, a priori: salvo poi il diritto dell’accusato/imputato di potersi difendere). Perfino casi di avvenuta condanna esterna – ossia ‘profana -, possono tramutarsi - a seguito di un'analisi diversa e persino più approfondita, svolta all'interno della Loggia/Gran Loggia di riferimento - in una assoluzione, ovvero in un netto alleggerimento della posizione dell'imputato. Così da non rendere necessaria ovvero automatica la sospensione e quindi l'allontanamento dell'accusato (solo per riferimento, vale anche qui il concetto dei tre gradi di giudizio profani, con - al termine - la possibilità da parte del vertice di applicare un provvedimento indulgente di 'perdono'/'grazia'. Che, in realtà, avviene raramente: cercandosi di evitare di costituire dei precedenti ‘condizionanti’). Ma potrebbe anche verificarsi che, al prosciogliersi di ogni accusa avverso l'accusato in sede profana, possa invece esservi una condanna in ambito interno, massonico, essendosi raggiunte 'prove' di tipo diverso e di maggiore o diversa rilevanza (soprattutto in riferimento agli atteggiamenti morali: il moralmente colpevole ha un grado di colpa non riconosciuto da un sistema giudiziario che condanna in base a fatti, a reati commessi). Non sussistono quindi automatismi, salvo l'ormai rituale 'sospensione' da ogni attività (ma anche carica e/o incarico) all'avvio di un qualche procedimento, ancorché formalizzato.

Andiamo ora alla specificità delle norme che regolano internamente la 'Giustizia Massonica', non senza ricordare che la totalità delle Norme e dei Regolamenti anche statutari sono accettati da ogni iscritto fin dall'atto della sua iniziazione (rientrano quindi nell'accettazione di norme di tipo contrattuale 'per adesione': ossia, che fanno parte di un qualcosa di già predisposto - e non negoziabile - che viene accettato senza riserve fin dall'adesione e quindi dall'ammissione nel sodalizio). 

Giurisprudenza costante ha sancito che le norme interne sono comunque prevalenti, salvo che non ledano apertamente o in modo conseguenziali rispetto a norme del Diritto Civile, norme di tipo penale scritte nelle Leggi dello Stato (reati patrimoniali, ma anche reati contro la persona, reati avverso i diritti dell'individuo, contro i diritti dei terzi, ecc.).  Nel caso in cui una Loggia che abbia il proprio Regolamento anche inclusivo delle norme di amministrazione della Giustizia Massonica, faccia vertice su una Gran Loggia, aderendovi, ebbene essa cessa di avere una propria giurisdizione interna totalmente autonoma e completa, facendo capo al coordinamento/guida della Gran Loggia cui ha aderito anche in materia di Giustizia (salvo che risulti in modo univoco che alla Loggia aderente sia stato concesso di mantenere la propria sovranità e autonomia, eventualmente disciplinando a parte ambiti e limiti delle autonomie stesse).

In parole spicciole: possiamo discutere e filosofare di tutto e su tutto, ma un ladro che si appropri di qualcosa nel contesto amministrativo-gestionale di una Loggia/Gran Loggia, può essere denunciato anche alla Giustizia Ordinaria, ancorché 'profana'. Ma, volendo approfondire, può esserlo anche quell'amministratore di 'Giustizia Massonica' che si sia prestato ovvero abbia imposto delle forzature a sfavore dell’accusato, facendo leva su favori personali e non (ovviamente, è necessario poter provare questo tipo di accuse).

A onor del vero, c'è da dire che nel tempo, anche la 'Giustizia Massonica' - al pari di Statuti, Regolamenti, Costituzioni e norme varie - ha subito modificazioni rispetto ai testi più originali: per lo più dettate dall'accortezza/furbizia da parte di chi presiede Loggia e/o Gran Loggia, nell’apportare dei ‘ritocchi’ per  fare della Giustizia Massonica uno strumento di maggiore deterrenza (a proprio vantaggio, specie verso possibili/potenziali oppositori/critici interni), così salvaguardando i vertici e l’entourage che possa eventualmente esservi. Non parliamo poi di quei casi-limite in cui la 'Giustizia Massonica' viene accantonata, per sfociare nella ricerca di un capro. E non è un caso che la nomina del Presidente e dei membri del Tribunale Ordinario (quello interno, per intenderci) è sempre riservata alla scelta del Gran Maestro o quantomeno al suo esiziale nulla-osta. Ovviamente, in questi casi-limite, di 'massonico' c'è ben poco, e la virtus massonica è prevaricata, persino inesistente: situazioni indegne dei nobili Ideali e delle più fulgide, Antiche, Tradizioni, dell'Arte Reale, carenti – nella fattispecie - di ogni valore etico e morale.

Non sono stati rari né isolati casi in cui, persino in sede di 'gran giurì' o 'giurì d'onore' convocati in sede di Grande Assemblea, i bizantinismi - e quindi le 'ingiustizie' - non siano mancati. Quindi, riassumendo, la 'Giustizia Massonica' interna è prevalente, fatto salvo la commissione di reati di forte (e quindi, preminente) rilevanza giudiziaria, penale, per dirimere i quali occorre fare riferimento diretto anche alla Giustizia profana. Va da sé che, proprio per la natura del contesto iniziatico di cui trattasi, le norme interne devono essere talmente ricche di correttezza, trasparenza e giudizio da renderle non permeabili a qualsivoglia critica: anche la più malevola.

È opportuno aggiungere qualcosa al testo di cui sopra. Purtroppo, non è raro il malvezzo di 'espellere' e persino 'processare' soggetti che da tempo - persino 'molto tempo' – abbiano lasciato, formalmente e persino in modo critico - il contesto dove operavano. In qualche caso, sono stati addirittura in essere 'cerimoniali' di 'bruciatura'. È evidente che simili situazioni fanno parte di quel pessimo modo di agire proprio di quella palude in cui si trovano certi contesti ‘se-dicenti massonici' ma che di massonico in realtà nulla hanno. Situazioni di questo tipo non solo sono moralmente, eticamente, iniziaticamente, massonicamente, censurabili ma possono dare adito a contestazioni in sede profana, poiché creano un vulnus concreto, andando a ledere il buon nome, lo 'star del credere' del Fratello verso cui si sono rivolti gli strali di quella che appare essere più una vendetta, una ripicca che non una forma di pseudo giustizia massonica.

Roma, 9 Agosto 2022                

Giuseppe Bellantonio

(testo corretto da refusi e omissioni in corso di trasmissione, per carenza di rete)

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venerdì 25 febbraio 2022

MARIANNE TOUJOURS !

 

MARIANNE TOUJOURS!

> 50 ANNI DI IMPEGNO LAICO E REPUBBLICANO <

di Patrick Kessel

[Traduzione dal francese a cura di Barbara de Munari]


Un ringraziamento particolare ad Alain de Keghel, che ci ha segnalato questo libro, particolare autobiografia di Patrick Kesselil più giovane Gran Maestro nella storia del Grande Oriente di Francia.

I ricordi di un uomo dal vissuto certamente intenso: è stato membro dei gabinetti ministeriali sotto la presidenza socialista; finisce in prigione in Messico; sfugge all'attentato di rue des Rosiers a Parigi; conduce una delegazione di diverse centinaia di massoni ad Auschwitz, insieme a suo padre, un sopravvissuto di questo campo di sterminio; a Santiago del Cile apre segretamente la prima loggia della resistenza massonica sotto Pinochet; segue le orme del giovane Chang arrestato dalla dittatura maoista; copre la Rivoluzione dei Garofani in Portogallo; viaggia attraverso l'Iran alla ricerca degli ultimi massoni braccati dalla Repubblica Islamica…

Barbara de Munari

Il testo che segue è tratto dalla Prefazione di Marianne toujours! da parte Gérard Delfau, senatore onorario, direttore della collezione Débats laïques, Editions L'Harmattan.

Con Marianne toujours! Patrick Kessel, giornalista ed ex Gran Maestro del Grande Oriente di Francia, ci propone un'opera la cui profondità e ricchezza non si può riassumere in poche righe. Come definire la sua opera? A prima vista si tratta di ricordi, il racconto di una vita di stupefacente pienezza e di una grande unicità di pensiero, anzi di ideale: 50 anni di impegno laico e repubblicano, ci dice lui stesso, nel sottotitolo. E infatti, i capitoli dedicati alla sua azione a favore della libertà di coscienza, in Francia, si alternano agli incessanti viaggi che compie dalla Cina a Santiago del Cile, passando, tra l'altro, per Praga, Gerusalemme, Gaza, Mosca, Cotonou, Buenos Aires, al fine di promuovere gli ideali della Massoneria e incontrare gli attivisti, a volte perseguitati, a volte tollerati, raramente riconosciuti, dai governi di questi paesi.

"Tribolazioni", dice lui simpaticamente nel testo, per alludere, senza volerlo spiegare, a quante di queste missioni implicassero rischi... Ma racconta anche di 50 anni di impegno a favore di una sinistra, di cui condivide le speranze e, più spesso, le delusioni.

Per le sue funzioni, è generalmente vicino ai leader politici, consigliandoli o ammonendoli, senza mai voler essere lui stesso in una posizione elettiva, nonostante le diverse proposte che gli sono state fatte. Così si dispiega davanti ai nostri occhi una lunga storia.

Da "l'avventura di sinistra" della sua giovinezza, poi "mitterandiana", seguita da quella che ho chiamato "la delusione Jospin" [1], ci conduce, dopo l'intermezzo di Sarkozy, all'attuale cancellazione del PS e del "socialismo dal volto umano", a cui dedica alcune sue analisi. Ma che non si equivochi; non si tratta di un manifesto o della presa di posizione di un leader di partito, ma solo la testimonianza di un militante che non vuole arrendersi, nonostante le avversità del momento.

Lungo il percorso, la sua storia ci fa rivisitare episodi poco o male conosciuti, come la candidatura di Jean-Pierre Chevènement, alle elezioni presidenziali del 2002, per la quale si impegna e si oppone alla sua componente di destra, in particolare quando rifiuta l'appello al voto per Jacques Chirac, al secondo turno, per eliminare Jean-Marie Le Pen. E leggeremo, ovviamente con interesse, la sua descrizione, a piccoli tratti, di un personaggio straordinario, François Mitterrand, che ha accompagnato fin dagli anni '80. Vi si vedrà un misto di ammirazione, e anche di fascino, ma anche prese di distanza, disaccordi e rimpianti per il debole coinvolgimento del Presidente della Repubblica a favore della laicità, in particolare durante il doloroso abbandono della legge Savary, durante i primi sette anni.

Vedremo invece apparire nomi illustri come quello di Manuel Valls, allora Primo Ministro, il cui intervento potente e commovente all'Assemblea Nazionale, all'indomani del barbaro attacco a Charlie Hebdo, rimane nel ricordo.

Questa cronaca di mezzo secolo di storia della sinistra sarà d'ora in poi indispensabile per chiunque voglia rivivere un periodo ingiustamente considerato dall'opinione pubblica. Peraltro, l'essenziale non è questo. Il suo approccio è di altro ordine: ciò che conta davvero per lui è il suo impegno massonico. Entrato giovanissimo nel Grande Oriente, seguendo l'esempio del padre, dedica la sua vita a questa causa. Vuole far conoscere questa organizzazione, la sua storia interna, il significato di iniziazione nella pratica delle logge, e il ruolo discreto, ma importante, che questa istituzione svolge all'interno della Repubblica, dalla fine del XIX secolo e nel proseguimento del secolo dei Lumi. Possiamo anche dire che il suo accesso alla carica di Gran Maestro, nel 1994-1995, il suo tentativo di rinnovare il funzionamento della struttura, soprattutto propugnando la possibile adesione delle donne, con la levata di scudi che ha suscitato, siano al centro del libro.

Lo si percepisce ferito e, tuttavia, ancora determinato a sostenere gli sforzi di coloro che, secondo lo spirito di Fred Zeller, pittore di talento, militante politico e famoso Gran Maestro, fanno vivere, a tutti i livelli, il Grande Oriente di Francia. Gli dedica molte belle pagine, in cui evoca scene divertenti e personaggi noti e sconosciuti incontrati durante i suoi viaggi in giro per il mondo, che danno un'immagine inaspettata dei massoni.

La sua storia sarà utile a tutti quelli che accolgono le giovani leve nelle logge, e che hanno il compito di tramandare l'eredità. E stimolerà la riflessione collettiva in questo momento di confusione e di dubbio. Questo per quanto riguarda la dimensione di memoria, o cronaca di un massone militante. Ma questo richiamo alle qualità autobiografiche della storia è ben lungi dall'esaurirne la ricchezza.

Infatti, ciò che più mi colpisce è l'appassionata difesa del principio di Laicità-Separazione, sancito dalla legge del 1905 e consustanziale alla Repubblica. L'autore denuncia le derive attuali, che coniugano gli accomodamenti di una presunta laicità aperta con tesi decolonialiste e razziste, provenienti da oltre Atlantico. In nome della parità di diritti per le donne e della libertà di coscienza, rifiuta la tentazione comunitaria, sullo sfondo dell'identità etnica e/o religiosa, con i rischi che essa comporta per la pace civile. E prende una posizione ferma contro l'islamismo politico. Questo ci è valso un resoconto dettagliato, dall’affaire del velo di Creil del 1989, segnato dagli errori di una parte della sinistra, agli attentati terroristici del 2015, compreso il sostegno alla Commissione Stasi e il voto della legge del 2004 che vieta di indossare segni visibili a scuola. Con questa affermazione, che riassume la sua filosofia e getta luce sul titolo del libro:Ma gli islamici probabilmente non sanno che l’acacia, simbolo dei maestri muratori, rifiorisce sempre.

Non si limita, inoltre, alla lotta per le idee. Vuole essere un attore a tutti gli effetti. A tal fine ha fondato, con altre personalità, alla fine del 1990, il Comité Laïcité République, che oggi occupa un posto eminente nel dibattito pubblico. E ha creato, nel 1992, la loggia République, che rimane in prima linea in questa battaglia nell’Obbedienza. Abbiamo condiviso insieme questi impegni.

Infine, al termine di un lungo viaggio e per congedarsi, evoca il ricordo del canto de La Marsigliese, uscito dalle bocche dei suoi Fratelli cileni, durante una rappresentazione clandestina a Concepción, poco dopo la morte di Salvador Allende, e fa queste osservazioni in forma di conclusione: “Da quel giorno l'ideale di una Repubblica universalista, laica e sociale ha occupato il posto centrale nel mio Pantheon. Un ideale comune alla Massoneria e alla Repubblica. Una coscienza che è una lotta continua. Era e rimane mio, nel mio impegno filosofico, politico e massonico, filo conduttore di una vita”.

Che è anche il nostro!

[1] Cfr. Gérard Delfau, Martine Charrier, Je crois à la politique, Édition L’Harmattan, 2020.

Per chi volesse acquistarne una copia:

ISBN: 978-2-343-24674-1

Dicembre 2021

EDITIONS L’HARMATTAN

5-7 rue de l’École Polytechnique 75005 Paris - France

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Ringraziamo ancora una volta la Gent.ma Dott.ssa Barbara de Munari per averci offerto la significativa possibilità di pubblicare per i nostri Lettori la presentazione dell'autobiografia di Patrick Kesselil più giovane Gran Maestro nella storia del Grande Oriente di Francia. La prefazione di Gérard Delfau - senatore onorario, direttore della collezione Débats laïques, Editions L'Harmattan - offre già tali e tanti spunti riguardo la narrazione dell'opera, da invogliare  il possesso materiale del libro per sfogliarlo e leggerlo, riservando la massima attenzione al pensiero dell'Autore. In apertura della presentazione della sua azione di preziosa traduttrice, la Dott.ssa Barbara de Munari ringrazia l'Ill.mo e Pot.mo Fr. Alain de Keghel - scrittore e studioso molto noto, e personalità di spicco eminente non solo nel contesto della Massoneria Francese - che ha segnalato questa nuova e particolare pubblicazione.  Ringraziamento al quale, sommessamente, ci associamo: augurandoci che possano prospettarsi circostanze e opportunità per possibili sinergie di segno Culturale. 
Roma, 25 Febbraio 2022                          
Giuseppe Bellantonio
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